Il sabato sera al tempo del coronavirus

Ieri sera mi è sembrata deprimente pure la sola idea di bere una birra. Da solo, in cucina. Quindi niente.

Mi sono appassionato alla visione di “Kung fu panda”. Divano e copertina.

Poi mi è presa una voglia di dolcezza e ho divorato un bel po’ di cioccolatini ripieni e una decina di caramelle gommose. Una strage.

Il rito serale per me è seguire la rassegna stampa su Rainews24, una vetrina sugli eventi del giorno attraverso i titoli dei giornali. I commenti spesso molto interessanti.

E buonanotte.

 

 

In the end

Ho camminato fino a perdere la cognizione del tempo. Fino a quando l’aria è diventata frizzante e umida. Immerso nella musica e nei miei pensieri.

Adesso siamo io e la mia lattina di birra nella casa vuota.

Una danese doppio malto da mezzo litro che promette grandi cose.

Qui dovresti esserci tu invece.

Avremmo potuto andare fino al mare e comprare un gelato o in aeroporto e prendere il primo volo per una qualunque destinazione.

Ma tu non esisti. La birra sì.

 

Il premio

Alla fine di una giornata insignificante, una di quelle che fa solo volume in una vita, una di quelle  di cui non ricorderò nulla in breve tempo, mi concedo una birra fredda e tarallini pugliesi, nella solitudine e pace più assoluta.

In tv “Le idi di Marzo”, film apprezzato che mi rilassa.

Certe sere sono perfette così. Anzi no. Manca qualcosa.

Lasciamo perdere.

 

L’ontano dagli occhi, l’ontano dal cuore

Seconda ed ultima notte in perfetta solitudine. Io ci sto proprio bene da solo.

Stamattina dopo 5 ore dalla sveglia e dopo quasi 3 ore di lavoro mi sono ricordato di avere una famiglia fuori casa. Mi sono stupito.

Adesso mi regalo una serata di rilassamento assoluto, in rigoroso isolamento, bagnata di birra.

Le cose belle durano poco e io sono incontentabile. Fanculo.

Addio.

 

Un altro passo nella direzione giusta

Un anno fa, in quattro ore, mi è stato spiegato il funzionamento di un software complesso. In questi giorni c’è stata la necessità di usarlo ed è una cosa che sapevo già da un po’ di dover fare.

Ho cercato di non pensarci troppo altrimenti non ci avrei dormito, mi sarei agitato e mi sarei fatto un numero imprecisato di seghe mentali su scenari infausti.

Sono riuscito a fare tutto e bene.

Mi merito un premio per la mia bravura e tenacia: passerò la serata con una rossa ad alta gradazione, il mio libro e il caminetto acceso.

E un sentito vaffanculo a tutte le mie insicurezze.

Dei venerdì alcolici

A piedi nudi sul legno, a farmi un paio di rosse ascoltando musica d’autore.

Cosa vuoi di più dalla vita? Il lucano sono io, ho proprio tutto.

Quello che ho capito della mia vita. Fino ad oggi.

In casa mia ci devono sempre essere almeno due chili di Nutella.  Mai scendere sotto questo livello.

Non ci deve essere mai più di un litro di birra.

Il vino seppellito in cantina senza sapere dove sono le chiavi.

Vietate patatine e cioccolato fondente.

Non resisto alle tentazioni e devo proteggermi da me stesso.

Percezioni extrasensoriali

La vita sembra più bella dopo una lunga bevuta di birra rossa, alla fine di un pesante turno di lavoro.

Il cammello: come vivere dieci giorni senza acqua

Da dieci giorni non bevevo acqua. L’ho fatto ora.

Mi bastava quella contenuta nel caffè e negli alcolici.

Adesso ho voglia di birra. Tanta.

Travelling without moving: il jet lag fatto in casa

In fondo lavorare di notte è  come vivere con un altro fuso orario. Se fossi a San Francisco sarebbe pieno giorno e a fine turno di lavoro sera inoltrata.

Sarà per questo che alle sei di questa mattina per spegnere la sete ho bevuto una birra.

Era come essere là pur stando qua.

Sono alla terza notte di lavoro e non avrei problemi di jet lag ad andare adesso in California.