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omerico, isterico, generico, chimerico, clisterico

Archivi per il mese di “ottobre, 2016”

C’è vita oltre i cinquanta? Parliamone

Ho superato l’asticella dei cinquanta da un anno e passa. Ce l’ho fatta, con naturalezza e senza sforzo alcuno.

Rammarica dirlo ma i cinquanta son visti come un’età avanzata. In effetti lo è. Forse.

Mi meraviglia leggere, fonte LaRepubblica.it, che il primo portale europeo per incontri di persone over 50, ha testato un campione di individui per capire qualcosa a proposito della loro (e indirettamente mia) vita sessuale. Come se fossimo Matusalemme.

Il 72% lo fa almeno un volta a settimana (evviva!). Si prediligono carezze e toccamenti nelle parti intime. Ci si lascia andare a sommessi bisbigli e a sospiri per preparare il terreno a un amplesso di tutto rispetto. Un esercito di attenti ai preliminari. E si snobbano le pillole blu.

Teniamo alta la bandiera. Nonostante la canizie galoppante.

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Childhood’s end

Dopo un solo mese di scuola media mia figlia ha cambiato il modo di esprimersi. Lo percepisco dalle parole e dalle frasi che pronuncia. Non saprei dire esattamente, lo sento forte e chiaro. Questo è.

Ha smesso di andare su altalene e giochi vari del parco.

Questo mi sembra pure più preoccupante.

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People are people e altre storie di quell’epoca lontana

Il mio primo ricordo cosciente dell’ascolto di un brano dei Depeche Mode risale alla gita dell’ultimo anno delle superiori. Ero in autobus e alla radio davano spesso “People are people”, brano pubblicato da poco. Allora.

Di quella gita, oltre a quel brano, ricordo il viaggio di ritorno. Era di notte.Seduto vicino al vetro con un’amica. Per molti chilometri lei mi strinse la mano sul seno, la sinistra. Cosa molto coinvolgente. La destra la tenevo, invece, tra il sedile davanti al mio e il vetro esterno. Là c’era seduta un’altra amica. Lei, per gli stessi chilometri, mi leccò e succhiò le dita di quella mano.

Assurdo.

Tranne i Depeche Mode.

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Il mio cugino più grande

Il mio cugino più grande compie sessanta anni. Da ragazzo era il mio modello.

La prima immagine di lui che ricordi è una foto in bianco e nero che conservo in un angolo della mia memoria.

Lui, quattordici anni, indossa una maglia scura dal collo alto, disteso sul pavimento con il volto sul marmo del corridoio di casa sua. Piange. Suo padre lo ha picchiato perché, non ne ricordo la ragione, non voleva che giocassimo ad una specie di biliardo con delle palline di carta spinte con il bastone di legno di una scopa.

In realtà c’era un altro cugino più grande, di un paio d’anni. Quello, quando io avevo due anni, mi teneva in braccio e io gli poggiavo la testa sulla spalla. Così mi raccontano.

Poi un tumore al cervello se l’è portato via a quattordici anni.

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Eppur si muove

Ho letto con i miei occhi, oggi su Twitter, una frase di una persona in cui affermava che, dato il pessimo comportamento degli esseri umani, il pianeta si vendica e per questo arrivano i terremoti.

Da domani facciamo tutti i bravi così la Terra si calma.

Ultim’ora: viceministro israeliano afferma che il terremoto è la punizione divina per l’Italia  per essersi astenuta alla votazione dell’Unesco sulla Città Vecchia di Gerusalemme. Senza manco scomodare Twitter.

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Brevi considerazioni intorno alla certezza della precarietà

L’unica certezza è la precarietà

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Lorrore per la folla

Migliaia di persone stipate per i vicoli di un centro storico.

Un torrente umano in piena: rafting. Una sagra paesana.

Ho guardato e osservato, tutto mi ha orripilato.

Volti, abbigliamenti, bancarella, una fiera dell’orrore. Schifo.

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Il potere curativo delle parole

C’è in giro per lo stivale una dottoressa, radiata call’Ordine dei Medici, che promulga la dottrina del potere curativo delle parole, fa conferenze e incontra malati regalando una speranza. (fonte LaStampa.it)

La terapia prevede di sconfiggere i tumori con insulti e parolacce. Tipo: “tumore hai rotto i coglioni, sei un figlio di puttana, ti rompo il culo”. E lui se ne va. Una roba così.

Ci provo anche io con lei. Dottoressa, ma vaffanculo, va’!

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Il compito di matematica: problemi di ordinaria quotidianità

“Facciamo un pezzo ogni 65 secondi, in 40 minuti quanti pezzi facciamo?”, Palla di Lardo e tre ragazzi con lui si spremono le meningi e si lanciano in azzardate ipotesi filosofico-matematiche. Ogni risultato raggiunto non sembra soddisfarli.

Chiedono a me. Gli spiego come si fa, dicono che non sono bravi con i numeri.

Nella vita dovranno valutare la convenienza di un mutuo, se possono permettersi  un acquisto: auguri.

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Limportanza di una vocale

Lo spazzacamino dai capelli rossi, dopo aver visionato la canna fumaria, con il viso vestito di un’espressione seria, mi fa: “non è istruita”.

Poco dopo, riepilogando la situazione: “non c’è nessuna istruzione”.

Mi tocca iscriverarla ad un corso di formazione,  ‘sta cazzo di canna fumaria.

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