intorno

omerico, isterico, generico, chimerico, clisterico

Archivi per il mese di “giugno, 2024”

Sign your name

Il modo in cui oggi scrivo la A, che è la iniziale del mio nome, lo decisi nell’estate dell’81. Era luglio. Ero al mare in Puglia.

Non ero soddisfatto della grafia di quella A quando firmavo.

A pensarci bene adesso, non è che a 16 anni ci fossero tante occasioni in cui dovevo firmare documenti o scrivere il mio nome.

Ricordo di un pomeriggio in spiaggia, eravamo un gruppo di ragazzi. Avevamo spalmato della sabbia su di un lettino e, non so per quale ragione, scrivevamo i nostri nomi con le dita. C’era una ragazza, Margherita, ricordo che quando feci delle prove su come rappresentare la A in modo più accettabile e gradevole, lei approvò la forma che ancora oggi uso quando firmo.

Ogni singola volta che scrivo il mio nome penso a quel giorno.

All those years ago

Quest’anno sono 40, quaranta anni dal mio esame di stato.

Ho pochi ricordi e confusi. A quei tempi le prove iniziavano a luglio, nei primi giorni di luglio, il 3 credo.

Le prove scritte si svolsero nello stanzone dove era la biblioteca dell’Istituto. In quella stessa stanza avevo frequentato il terzo e il quarto anno.

Non ho la più pallida idea di come andarono. Non ricordo nulla, ho la sensazione di essere stato soddisfatto della prova di italiano e vagamente qualche vago dettaglio della seconda prova. Ho l’immagine dei banchi singoli ordinati in tre file, la presenza di studenti esterni.

Dell’orale ho in mente l’immagine di me seduto e la commissione di fronte. All’epoca erano solo due le materie. Quella attribuita dalla commissione era quella in cui il prof mi aveva dato il massimo dei voti perché non la studiavo: “così sarai costretto a imparare tutto per gli esami di stato!” diceva lui. Non studiai e non feci una gran bella figura, mi ripresi con la seconda materia.

Alla fine mi meritai (?!?) un 52 (sessantesimi). Secondo voto in assoluto, ci fu solo un unico 54 tra le due quinte, una quarantina di studenti in totale. Non eravamo dei geni.

Niente di quello che ho appreso in quei 5 anni mi è servito in seguito.

Una prece.

Cruel summer

Il fatto: ieri, un bracciante indiano al lavoro nell’Agro Pontino, subisce un infortunio sul lavoro, un macchinario gli trancia un braccio e gli causa ferite e fratture ad entrambe le gambe. La moglie assiste al fatto e implora in ginocchio il “padrone” di accompagnare il marito in ospedale.

Vengono caricati entrambi su di un furgone e scaricati davanti alla loro dimora, non in ospedale. Andando via il “padrone” ha lanciato una cassetta della frutta contenente l’arto amputato: che premura.

Penso che ogni uomo abbia dentro, in dote, un fondo di bieca, irrefrenabile crudeltà che tira fuori in determinate circostanze, senza che la ragione riesca a contenerla. Non riesco a spiegarmi come un essere umano sia capace di trattare in questo modo un suo simile. Non è un’eccezione.

Just another manic Monday

Da gennaio 2024 mi sono imposto di evitare di lavorare al sabato.

Troppe volte, negli ultimi anni, per una ragione o per l’altra mi sentivo in obbligo a passare qualche ora in ufficio per far fronte a scadenze imminenti, a volte addirittura di domenica!

Sono rigoroso, mi impegno a non derogare a questa regola che mi sono dato. Quello che non riesco a fare dal lunedì al venerdì si rimanda alla settimana successiva. Semplice.

I fine settimana mi sembrano infiniti, ho tempo per fare tutto quello che mi ripropongo.

Al lunedì mattina ho la piacevole impressione che sia passato un sacco di tempo dall’ultima volta che son stato in ufficio.

Magnifica sensazione.

Summertime

In questa fase della mia vita sto notando una ridondanza di avverbi di modo nelle frasi che ascolto.

Tanti “naturalmente” oppure “ovviamente” che non hanno alcuna relazione con il senso della frase in cui sono infilati.

Intercalari inutili e fuorvianti.

Da domani inizia una nuova lavorazione in Azienda che mi accompagnerà per tutta l’estate. Meno impegnativa rispetto a quanto avviene con quella principale che va dall’autunno alla primavera.

Questa più breve e, di solito, meno movimentata.

E’ la settima estate in questo posto.

Sweetness

Franca, la collega che ha la passione per i dolci, ma pure per il salato, ha 55 anni.

Fino a cinque anni fa aveva il volto rotondo, era rotonda tutta a dire il vero. Un giorno ha deciso di fare un intervento per perdere peso. Non so di cosa si sia trattato nello specifico, credo una riduzione dello stomaco, ma potrei sbagliarmi.

Il risultato è che, in breve, si è quasi dimezzata. Insieme alla riduzione del volume corporeo sono comparse tante rughe, la pelle in eccesso si è aggrinzita. Le braccia, il viso, un fiorire di rughe profonde.

Mi dispiace dirlo ma vedere lei mi ricorda la mia nonna materna (che aveva 90 anni). A parte quello fuma tanto e non dovrebbe, beve pochissimo e dovrebbe farlo. Colleziona problemi di salute, svenimenti e saltuari ricoveri.

Per contro prepara spesso dolci, si tiene impegnata così di sera. A fine maggio le ho fato notare che, in 10 giorni, 3 volte ha portato al lavoro, rispettivamente: torte, pasticcini e ciambelle con la crema.

Getting older

Ieri mattina, e poi ieri sera, ho ricominciato a cercare un po’ di statistiche sulle percentuali di sopravvivenza di chi ha avuto un cancro come il mio.

Sono passato a scandagliare notizia dagli States. Non si muore tantissimo, ma per un cancro come quello che avevo io le percentuali sono discrete. Niente di nuovo. Tutto il mondo è paese.

L’ho fatto tanto per non dimenticare che ci vorranno ancora un bel po’ di anni prima che il rischio di recidiva si abbassi. Giusto per placare gli entusiasmi.

Non è che il cervello mi mandi grandi segnali confortanti, faccio errori banali, sul lavoro, dimentico cose.

Quella è vecchiaia, un’altra storia.

p.s. nei giorni antecedenti il prelievo di sangue per le analisi di controllo i pensieri si fanno un filino più foschi

Love train

Al mio paesello non c’è la stazione ferroviaria. O meglio, fino a venti anni fa ce n’era una in condivisione con un altro paesello limitrofo, era a metà strada, a una decina di chilometri dai centri abitati, isolata, su una linea secondaria, interna, che non serviva a nessuno. Per questo, ad un certo punto, hanno chiuso la stazione e soppresso la linea.

Ieri sera, invece, in piena notte sono stato in un importante stazione ferroviaria. Una di quelle dove passano quotidianamente decine di treni, diretti verso il tacco d’Italia oppure per la capitale d’Italia o per i grandi centri urbani a nord del Rubicone.

Il grande atrio d’ingresso era deserto o quasi. C’era una coppia di cani accucciati sotto gli sportelli della biglietteria, entrambi neri. Uno dei due, quello più grande, ha alzato la testa quando sono entrato, mi ha guardato per un attimo e poi è tornato nella sua posizione originaria.

Quello che mi ha colpito di più è stato il corpo di una donna, arrivando avevo notato le gambe nude e scomposte. Avvicinandomi ho visto che indossava un abitino grigio, striminzito, le lasciava tutte le gambe scoperte, sopra un giacchino verde e sandali ai piedi. Per la posizione delle gambe erano visibili perfino gli slip. Dormiva. Aveva la testa premuta contro un muro e il corpo buttato a terra di fianco alla porta d’ingresso laterale della stazione.

Dalla carnagione mi è sembrata di origine del subcontinente indiano.

Sui binari un sacco di persone in attesa del treno. Un contrasto l’affollamento della banchina con la desolazione dell’atrio.

L’impatto è stato molto forte per me. Di notte, sui marciapiedi, ho sempre visto persone vestite o coperte da cartoni e pesanti trapunte, con scatole e buste con i loro averi. Questa volta c’era un corpo di donna in una posa strana, seminudo.

I’ve been thinking about You

Maria è in ferie. Questa settimana la passa in Salento, al mare.

Io ho giurato a me stesso di non romperle il cazzo con messaggi o telefonate.

Ero al lavoro ieri sera, ho sentito vibrare il cellulare sulla scrivania. Ho guardato la notifica: una foto da Maria.

L’ho aperta, si vedono i piedi (nudi) con smalto rosso alle unghie, incrociati in una posizione di riposo e sullo sfondo, un po’ più in là, i suoi due coniglietti.

Ho scritto che li vedo tutti in relax e ho augurato buona serata. Freddo e distaccato.

E’ stata lei a fare il primo passo, mi sono sentito libero, stamattina, di mandarle il mio augurio di una vacanza rilassante, ringraziarla per la foto e dirle che mi manca.

Nient’altro.

p.s. sto cercando di non sentirmi patetico, faccio fatica.

Leaving New York

La New York che ho visto quest’anno non mi ha esaltato. La ricordavo più bella negli anni 90 del secolo scorso.

Prendi la Quinta strada per esempio. Ci sono due enormi grattacieli sventrati e in ristrutturazione e poi una grossa fetta di un isolato raso al suolo in attesa (si spera) della realizzazione di un nuovo edificio. Stonano con il resto dello scenario.

Rispetto a quando ci sono stato in passato mi è sembrata peggiorata. O sono semplicemente invecchiato io, l’ho guardata con occhi diversi.

Sono stato in tanti posti che non avevo mai visto e che mi son piaciuti tutti.

Il volo confortevole ma interminabile, gli schermi personali sui sedili con decine di film e cazzate varie a disposizione, li ho trovati molto utili. Anche se non ho visto nulla. Il JFK bruttissimo, almeno il terminal in cui sono stato. Era troppo bello quello della TWA, non c’è paragone.

Alla prossima.

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