Ho capito: i compleanni mi rendono nervoso. Soprattutto il mio.
Ho litigato con tutti quelli che ho incontrato oggi. Sono insofferente e mordo.
Sono fatto per stare da solo. Mi illudo che possa non essere così. E’ nella mia natura: stare solo.
Nella classifica dei peggiori compleanni della mia vita questo sta scalando rapidamente la graduatoria. Si piazzerà sicuramente tra i primi tre.
Ha ancora qualche ora per fare ulteriori danni.
Per domani ho un invito a pranzo. Mia madre ha preparato il tiramisù per il mio compleanno.
Stamattina ha telefonato, solo lei mi chiama sul fisso, ma io al fisso non rispondo mai. Sentirò dei rimproveri.
Oggi mi sono festeggiato con 310 grammi di spaghetti a pranzo.
E adesso, a merenda, con qualche salutare cucchiaiata di Nutella liscia, guardando la mia valle infuocata dal sole di fine giugno.
Odio tutto questo tempo che passa lento e inutile.
L’amica che lavora all’oncologico, a volte, informa degli arrivi in reparto.
Ha incontrato una donna che conosco, già qualche anno fa aveva dovuto ricorrere ad un intervento e alla chemio, la ricordo con i capelli corti che pian piano crescevano.
Adesso è in fin di vita. Irriconoscibile.
Pure a mia cognata i capelli sono ricresciuti, la cura ha fatto effetto.
Ma il nodulo al seno che le hanno aspirato qualche giorno fa, la costringerà a subire un intervento.
E il dramma continua.
Ho deciso di mandare in pensione la mia vecchia cara bilancia. Quella fedele che mi fa compagnia da un quarto di secolo.
Ha sempre svolto egregiamente il suo dovere. Brava!
E’ già arrivata quella nuova, fresca e fiammante. Design raffinato, armata di bluetooth. Rileva IMC, massa grassa, acqua nel corpo e muscoli! Poi passa i dati direttamente alla app nel cellulare. (ma mi peso senza tenere il cellulare in mano)
Fenomenale!
Quello che vorrei capire è perchè la nuova bilancia mi dà oltre un chilo e mezzo di peso in più rispetto alla vecchia.
Temo che la seconda voglia rimanere in servizio ed è più gentile nei modi. La nuova, invece, vuol dimostrarsi perfetta e inappuntabile e mi sbatte in faccia la dura realtà.
Da molti anni a questa parte ho lavorato il giorno del mio compleanno. Quest’anno non lo farò: è domenica!
Ci arrivo senza programmi, senza entusiasmo, senza niente.
Apatia.
Son 54.
Una montagna.
Lei e lui, insieme da 9 anni, intorno ai 30 decidono di sposarsi.
E’ successo giusto un anno fa. Ricordo la serenata la sera prima, lei abitava a due isolati da me, ci fu musica e fuochi d’artificio. Grande matrimonio.
Per celebrare il primo anniversario decidono di andare a Parigi. Avrebbero dovuto partire venerdì pomeriggio. Avrebbero.
Lui ha lavorato giovedì notte nella grande fabbrica ma venerdì mattina non è tornato a casa.
Ha scritto un messaggio a sua moglie dicendo che andava a vivere a casa di un’altra donna, single, di cui si è innamorato e che sarebbe andato a prendere le sue cose il giorno dopo e non voleva incontrarla.
Fine.
Tra le donne del magazzino c’è una coppia. O meglio, tutti dicono che siano una coppia. Vivono insieme, nella stessa casa da anni, è vero. Qualcuno addirittura favoleggia del fatto che sono state viste in atteggiamenti inequivocabili una volta negli spogliatoi.
Stamattina, tutte e due, sono state un bel po’ in ufficio a raccontare delle loro ferie, dei programmi futuri.
Si sta organizzando un aperitivo serale, per venerdì, tutti insieme. Una delle due ha suggerito, dopo l’aperitivo, di andare al mare con le tende così da essere sul posto al mattino dopo. Io mi sono chiamato fuori sulla seconda parte. Non c’ho l’età.
Mi sono sentito osservato in quei momenti. Una delle due mi fissava e sorrideva. Con insistenza.
Mi sento vecchio abbastanza da stare al riparo da ogni fantasia e potrebbe essere stata solo una mia sensazione. Però quello sguardo insistente mi ha leggermente imbarazzato.
Per dire.
Erano i primi anni 90. Una coppia del mio paesello aveva adottato un bimbo brasiliano. Il mio capo di allora era loro amico.
Lui era affezionato al ragazzino. Gli portava doni quando andava in giro. Era molto amico dei genitori. Qualcuno diceva che fosse amante della donna. Più di qualcuno.
Ricordo che il bambino era spesso al centro dei suoi discorsi, lui era single. Bell’uomo, intorno ai 40. A 45 è morto (il mio capo) e del ragazzo ho perso le tracce.
L’ho ritrovato nei giorni scorsi in tv, come comparsa in un programma in prima serata del Biscione, vive a Roma e fa il musicista. E’ bassino, capelli lunghissimi e spettinati, barba foltissima.
E ogni mese i suoi gli mandano un assegno per mantenerlo là.
Sono rientrato a casa dopo aver fatto la spesa con una gran fame. Era mezzogiorno.
Ho deciso di tamponare l’incessante ululare dello stomaco.
Cracker e salame piccante. Stendo una fetta di rosso salame sul cracker. Spezzo quest’ultimo lungo la linea tratteggiata e fagocito.
Dodici cracker più dodici fette. Mi sono sentito meglio. Per poco.
E’ sopraggiunta una sonnolenza improvvisa. Mi sono poggiato un attimo sul divano.
Ho perso i sensi.
Ho aperto gli occhi dopo un lasso di tempo indefinito. Non riuscivo a capire che ora fosse, se mattina, pomeriggio, ora di pranzo.
Perso. Completamente.
Da rifare.
Penso all’entusiasmo e ai sorrisi che devono aver avuto i giovani abitanti del condominio verde. Era la fine degli anni 60.
Ci hanno abitato, hanno avuto figli, figli che a loro volta sono cresciuti e sono andati via.
Ora stanno andando via anche loro, i vecchi giovani di fine anni 60.
Loro van via e le serrande dei balconi e delle finestre restano chiuse.
Appartamenti vuoti.
Morti.
intorno 