intorno

omerico, isterico, generico, chimerico, clisterico

Love train

Al mio paesello non c’è la stazione ferroviaria. O meglio, fino a venti anni fa ce n’era una in condivisione con un altro paesello limitrofo, era a metà strada, a una decina di chilometri dai centri abitati, isolata, su una linea secondaria, interna, che non serviva a nessuno. Per questo, ad un certo punto, hanno chiuso la stazione e soppresso la linea.

Ieri sera, invece, in piena notte sono stato in un importante stazione ferroviaria. Una di quelle dove passano quotidianamente decine di treni, diretti verso il tacco d’Italia oppure per la capitale d’Italia o per i grandi centri urbani a nord del Rubicone.

Il grande atrio d’ingresso era deserto o quasi. C’era una coppia di cani accucciati sotto gli sportelli della biglietteria, entrambi neri. Uno dei due, quello più grande, ha alzato la testa quando sono entrato, mi ha guardato per un attimo e poi è tornato nella sua posizione originaria.

Quello che mi ha colpito di più è stato il corpo di una donna, arrivando avevo notato le gambe nude e scomposte. Avvicinandomi ho visto che indossava un abitino grigio, striminzito, le lasciava tutte le gambe scoperte, sopra un giacchino verde e sandali ai piedi. Per la posizione delle gambe erano visibili perfino gli slip. Dormiva. Aveva la testa premuta contro un muro e il corpo buttato a terra di fianco alla porta d’ingresso laterale della stazione.

Dalla carnagione mi è sembrata di origine del subcontinente indiano.

Sui binari un sacco di persone in attesa del treno. Un contrasto l’affollamento della banchina con la desolazione dell’atrio.

L’impatto è stato molto forte per me. Di notte, sui marciapiedi, ho sempre visto persone vestite o coperte da cartoni e pesanti trapunte, con scatole e buste con i loro averi. Questa volta c’era un corpo di donna in una posa strana, seminudo.

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